Raccontare un cammino è come voler spiegare a chi non li conosce un mare, una montagna, un piccolo borgo addormentato su di una collina. È un’impresa che ha poco a che fare con le parole ma molto di più con le emozioni, le immagini, gli incontri, i silenzi. Ci proveremo comunque, perché vale la pena raccontare a chi non conosce un’esperienza di turismo lento, oseremo dire anche profondo, un’occasione di scoprire e riscoprire il Friuli occidentale, la sua pedemontana, i suoi paesi, le sue tradizioni, in un modo diverso. Perché camminare ci rende felici, è un ritorno alle origini, ci riconnette ad uno stato arcaico, perché abbiamo camminato per milioni di anni.
Questo è il racconto dell’evento organizzato da Montagna Leader, tra il 21 e il 30 settembre, da Stevenà di Caneva a Spilimbergo, lungo il percorso della Pedemontana.
Sul Cammino di San Cristoforo, quando l’anima incontro la bellezza
Il Cammino inizia alla fine dell’estate, seppure tra il caldo e il verde ancora brillante, dei colli di Caneva, di quella linea pedemontana che sembra segnare un confine tra la pianura e il regno delle montagne nascoste alla vista. Un confine labile come vedremo, perché in tempi nemmeno troppo antichi, le comunità umane preferivano abitare pendii e vallate, più salubri, più facili da difendere, rispetto ad una pianura ancora selvaggia, piena di paludi ed insidie.
La storie di queste terre, gli aneddoti, i simboli rischierebbero di passare inosservati se i nostri passi non fossero guidati da chi per mestiere accompagna, racconta ed educa, da guide professioniste che hanno imparato a leggere ed ascoltare il territorio. Grazie quindi a Giorgio Zampieri di Prealpi Cansiglio Hiking, a Fabiano Bruna guida del Parco Naturale Dolomiti Friulane e a Anna Lazzati di Wild Routes, a loro va il nostro ringraziamento perché se è vero che si cammina per stare con se stessi, è sempre piacevole vedere i propri passi “sprofondare” in un terreno ricco di Storia e di storie, cogliere il senso e il disegno nascosto che da forma al paesaggio.
Impossibile, in questo spazio ristretto per dimensioni e attenzione, raccontare tutti gli aneddoti, rendere il giusto onore a tutte le pause e gli incontri di quei giorni, ringraziare tutte le amministrazioni pubbliche coinvolte, i privati cittadini amanti del loro territorio che ci hanno dedicato il loro tempo per aprirci piccoli tesori spesso chiusi al pubblico, chi si è fermato con noi alla sera per allargare i nostri punti di vista sul Cammino e sul camminare.
Atolli, coralli e sentieri
Come in ogni buon viaggio bisognerebbe partire dall’inizio, dai tempi remoti, circa 80 milioni di anni fa, quando queste terre erano fatte di acque calde e tropicali, formate da atolli e isole protette da barriere coralline. Mentre camminiamo tra colline e sentieri nei boschi, appena dietro le abitazioni, osservando le gonfie nuvole ancora estive che fanno apparire e scomparire le cime delle Prealpi Carniche, quel paesaggio marino ci appare lontano, eppure periodicamente emergono fossili e resti che sanno di mare.
Eppure, un accenno di tropici lo troviamo nella prima tappa, tra le nebbie “preistoriche” del Palù e ancora di più nella seconda tappa, da Polcenigo ad Aviano, lungo il sentiero del Gor, dove felci e acque ci fanno vivere l’esperienza di essere dentro una fitta giungla, un altro mondo, a due passi dalla civiltà.
Lo Spirito del Cammino
Natura in ogni forma, nel passato ma sopratutto nel presente, in fiori, orme e suoni di animali selvatici, nei rilievi dei colli che come guardiani gentili proteggono il nostro pellegrinare, eppure anche tanta cultura e spiritualità, intima, svincolata da un credo specifico.
In una terra così ricca, dov’era continuo la scambio tra il mondo germanico e quello latino, tra est e ovest, o semplicemente tra pianura e montagna, ogni comunità si impegnava a edificare piccole edicole ai crocicchi più frequentati, cappelle in cui pregare la Madonna o un santo protettore, o ricche pievi fatte coi sassi del luogo, chiese in apparenza umili, all’esterno quasi spoglie, mentre quando si aprono (avendo la fortuna di farsele aprire) rivelano tesori inaspettati.
Ne potremmo citare tante, quante sono le frazioni e i paesi che abbiamo visitato: la chiesa di Santa Giuliana a Castello di Aviano, quella di Santa Caterina a Marsure con un affresco rinascimentale di San Cristoforo all’entrata, Santa Maria dei Battuti a Valeriano con gli affreschi di Giovanni Antonio de’ Sacchis detto il “Pordenone”, Santa Croce di Baseglia di Spilimbergo con le opere di Pomponio Amalteo, la pieve di San Rocco nel cimitero di Montereale Valcellina o quella di San Martino d’Asio, tutte diverse eppure accomunate da un’estrema cura dei dettagli, delle opere lignee e degli affreschi, spesso di epoca tardo medievale e rinascimentale, a testimoniare la capacità delle comunità locali di commissionare ai famosi artisti friulani e veneti del tempo opere di grande pregio.
I sapori del Cammino
Accanto, dentro e attorno, alla spiritualità naturale e religiosa del Cammino di San Cristoforo, incontriamo anche la capacità dell’essere umano di lavorare in sinergia con la terra e le acque, di rendere fertile il paesaggio, capace di dare frutti che arricchiscono le nostre tavole da secoli.
Innumerevoli i prodotti agroalimentari, alcuni antichi, altri più moderni, varietà di frutta e verdura adattate ai diversi microclimi che cambiano in pochi chilometri, formaggi e insaccati, vini e bevande, sapori e profumi che saziano il ventre ma anche l’immaginazione, perché non di solo pane viviamo, ma anche delle storie che conservano i contadini da sempre. Un elemento costante sono le cosiddette mele antiche, che proprio a fine estate ed inizio autunno colorano i meleti diffusi ovunque e che generosamente ci vengono offerte, per dissetare il nostro camminare.
Non mancano però tavole imbandite, in trattorie e agriturismi lungo la via, o abbondanti assaggi come quello offerto dalle amministrazioni di Anduins, Clauzetto e Vito D’asio, alla fine della settima tappa, da Paludea ad Anduins.
I Saperi del Cammino
In questa capacità umana di trasformare e creare ci sono quei manufatti e opere che abbiamo incontrato più o meno ovunque, basti pensare ai resti di castelli, guardiani di un territorio soggetto ad attacchi e scorrerie, pronto ad aprirsi ma anche di chiudersi all’occorrenza, preservando dialetti e tradizioni.
I saperi sono molteplici, come gli abitati, che nel tempo hanno saputo specializzarsi in arti e mestieri, celebre il caso di Maniago, la “Città dei Coltelli”, sin dal Medioevo esperta in produzione di lame, ad uso civile e militare. Oppure l’arte della cucina, diffusa tra Aviano, Budoia e Polcenigo, che ha formato cuochi di fama internazionale, così come quella della lavorazione della pietra e del mosaico, che ha portato a fare di Spilimbergo, la “Città del Mosaico”, riconosciuta a livello mondiale.
In questo instancabile carattere delle genti locali, indomito e capace di trasformare il territorio, bisogna anche ricordare le “grandi opere” dell’era moderna, come la Centrale Idroelettrica “Antonio Pitter” di Malnisio, esempio di un arte industriale in cui l’utile doveva essere anche bello. Ora sede museale, diventa tappa imprescindibile di noi moderni pellegrini in cerca di storie capaci di unire il passato col futuro.
Gli incontri del Cammino
Si cammina per meditare, per contemplare, per conoscere nuovi luoghi, per assaporare nuovi gusti e si cammina per incontrare nuove persone, animi affini, che nel camminare, in questo gesto ancestrale, trovano una dimensione più autentica, dove le maschere di ogni giorno finiscono per cadere, dove non importa come ti vesti o che ruolo hai, quanti anni o soldi hai accumulato, importa quanto tu sia capace di seguire il tuo ritmo, passo dopo passo.
L’evento lanciato e promosso in quei giorni di fine settembre 2023 ci ha offerto una grande ricchezza, poter incontrare camminatrici e camminatori del nostro territorio ma anche chi veniva da un po’ più lontano, adulti e giovanissimi, esperti e principianti.
Un sentito grazie va ad un camminatore che di questa forma di viaggio ha fatto un lavoro, Alberto Conte, co-fondatore di Movimento Lento e co-creatore del Cammino di Oropa, con cui il nostro cammino si è gemellato alla conclusione del percorso della Pedemontana, sabato 30 settembre a Spilimbergo.
Lo ringraziamo per gli spunti, i consigli e i suggerimenti che ci ha dato mentre camminava al nostro fianco, per un articolo scritto nel blog di Movimento Lento e per un video che ha raccontato con immagini e un canto tradizionale del Friuli, suonato dal fisarmonicista Paolo Forte proprio per noi a Villa Sulis, un tiepido mattino, prima di iniziare l’ennesima tappa di questo Cammino che muove i suoi primi passi verso un orizzonte infinito, da costruire insieme.