Oropa, uno spunto

Un cammino può diventare un viaggio, non solo geografico, personale, emotivo o spirituale, ma anche sociale.
Un cammino è anche un percorso educativo perché camminando si chiacchiera, ci si conosce meglio, si osserva e si ascolta con più attenzione.
Per questo abbiamo deciso di percorrere il  Cammino di Oropa, per capire meglio, per prendere ispirazione, per imparare da chi ha fatto di un itinerario, la via di rinascita di un territorio.

Partiti dal Friuli il 27 maggio, per tre giorni siamo stati in Piemonte, per conoscere uno dei cammini italiani che ha avuto più crescita di presenze ed eco mediatico negli ultimi anni. L’obiettivo è stato imparare buone pratiche, ma soprattutto ascoltare le persone, chi ha attività imprenditoriali lungo il cammino, le amministrazioni e chi ha trasformato una serie di tracciati in un progetto turistico collettivo.

Il Cammino di Oropa, un laboratorio in movimento

Il turismo ha un ruolo importante soprattutto quando diventa un dialogo a più voci, una visione che si costruisce a più mani. Perché può creare ricchezza, di soldi ma anche di relazioni, di nuove prospettive, può far rinascere dei territori, come può anche distruggere.
Il turismo dei cammini ha il pregio di inserirsi in un tracciato che sempre più persone vogliono percorrere, fatto di piccoli numeri, di qualità oltre la quantità, di dialogo attivo tra privati e amministrazioni pubbliche, di recupero di produzioni locali e di storie, che attirano sempre più individui, in fuga da modelli obsoleti e in cerca di autenticità su più livelli.

bosco degli elfi cammino di oropa, Cammino di San Cristoforo
Come per i moderni pellegrini, il nostro viaggio verso Oropa non è stata una vacanza, ma una ricerca attiva di stimoli, di significati, di qualcosa che ci desse più forza una volta tornati a casa. Le parole e le immagini allora hanno il sapore del punto di domanda e della curiosità, più che essere uno dei tanti diari di viaggio che affollano il web.

Il nostro cammino, dal Friuli al Piemonte, e viceversa

Dal Friuli al Piemonte sono poche ore di autostrada e quando si arriva vicino a Biella, c’è un senso di casa, nelle piccole città un tempo fortemente industriali, nelle colline che si fanno presto montagne, nei piccoli borghi ai margini del bosco. Ovest ed Est che si congiungono.
L’accoglienza a Santhià, punto di partenza, e in genere lungo il cammino di Oropa, è calda e generosa, come i piatti e i bicchieri che ci verranno offerti. Accompagnati da Alberto Conte, progettista del cammino, muoviamo i primi passi in un clima incerto ma senza pioggia.

 

Il primo giorno camminiamo poco ma ascoltiamo molto, storie divertenti di elfi e di case negli alberi, ma anche di ordinaria e straordinaria amministrazione. La Casa del Movimento Lento è la nostra prima tappa, dove tra un tè caldo e i dolci locali conosciamo il sistema di prenotazioni creato su misura per gestire in modo più sistematico le richieste di un pubblico che negli anni si è fatto sempre più numeroso. I dettagli tecnici ci fanno capire come il cammino di Oropa sia un progetto imprenditoriale efficiente, capace di creare sostenibilità su tutti i fronti, anche su quello economico.

Casa del Movimento Lento, Cammino di Oropa, Cammino di San Cristoforo in visita ad Oropa
Svegliati col sole, il martedì mattina iniziamo a camminare più sul serio. Ci attendono sedici chilometri di sentieri e piccole strade che ci permettono di abbracciare la Sella d’Ivrea, l’anfiteatro morenico più grande d’Europa. Attraversiamo vigneti, prati e vasti boschi di castagno, ammirando una tecnica di coltivazione che non uccide gli alberi. Entriamo in fortificazioni medievali chiamate “ricetti”, come quello di Viverone e Magnano. Apprezziamo il silenzio di vecchie e nuove spiritualità, come il Monastero di Bose e la vicina chiesa romanica di San Secondo.

 

Negli echi del passato incontriamo anche un mulino che macina grani antichi e racconta di quel movimento di riscoperta e valorizzazione del benessere grazie a piccole attività lungo i cammini. Progetti che si legano gli uni agli altri, in una rete di supporto e crescita reali, perché quelle farine, quei semi, si trovano anche nei piatti dei ristoranti o negli scaffali delle botteghe che dopo l’oblio degli anni delle rivoluzioni industriali tornano ad aprire. In fondo, Ivrea e Biella, come la pianura friulana, erano centri propulsivi di fabbriche e attività, di un modello ormai vecchio. I cammini e il turismo più consapevole invitano a definire nuove sfide, non facili, ma forse più radicate nel territorio, nella natura.

boschi castagno cammino di Oropa
Il piccolo borgo di Torrazzo, meta finale di questa giornata, diventa un tavolo di lavoro, attorno a cui si ritrovano operatori economici e amministrazioni. Al calar della sera, raccontiamo della nostra esperienza e soprattutto ascoltiamo come il cammino sta trasformando un territorio, quali opportunità e difficoltà stiano vivendo, quali pregiudizi e ostacoli ci siano. Il cammino stesso diventa metafora di un progetto, con insidie, speranze, illusioni e la determinazione di andare avanti. La ricchezza che percepiamo è comunque il dialogo attivo, mai l’imposizione dall’alto, la capacità di vedere opportunità, oltre gli impedimenti, magari burocratici o politici.

 

Il mercoledì mattina sa di nubi e aria fresca. Tra i vicoli di Torrazzo regna quella quiete speciale che a chi è abituato appare come noia, ma per il cittadino congestionato dal vecchio modello di sviluppo, diventa oro. Noi intanto ci avviciniamo alla fine di questa esperienza, tempi e distanze ci portano a essere meno pellegrini e più “turisti”, facendoci trasportare verso le ultime tappe, il Santuario di Graglia e quello di Oropa che chiude e definisce questo cammino.

santuario di Oropa, Cammino San Cristoforo ad Oropa
Anche le parole accelerano e mettono da parte le nuvole che creano spessori ed evanescenze, i fiori esotici nei ricchi giardini delle ville degli imprenditori della vecchia industria tessile, la spiritualità antica che racconta di culti e simboli preistorici ancora vivi, come ad Oropa. Restano i sorrisi e l’entusiasmo di chi gestisce strutture ricettive, negli ultimi anni piene di pellegrini e prenotazioni, la testimonianza più sincera e forte, di come un cammino, un progetto partito da zero, privo di storicità (non certo un Santiago o una Via Francigena) sia diventato strumento di rigenerazione e crescita per un territorio ormai ai margini dello sviluppo industriale.

 

Verrebbe da dire che basta poco, qualche tracciato, dei posti per dormire e mangiare, qualche sostegno regionale. Camminando e ascoltando abbiamo capito che servono sinergia, visione e perseveranza. In fondo, un cammino richiede l’abbandono di vecchi modelli e l’acquisizione di nuovi, più in linea con i tempi.

 

 

Santuario di Oropa, Cammino di San Cristoforo ad Oropa